(above: we compared it to a doc by Kentucky gov, and we’d say it’s a Black Rat Snake… non venomenous!)
La cosa incredibile di questi viaggi è lo scarto climatico fra uno stato e l’altro; in Michigan è ancora inverno, in Kentucky estate inoltrata. Le previsioni annunciavano temperature superiori ai 20 gradi, ma di nuovo si sbagliavano, perché qui ce ne saranno almeno 30. Attorno a noi, la giungla prende vita, gli animali che la settimana prima erano ancora nascosti iniziano a strisciare, volare, ronzare, affacciarsi guardinghi fra una pietra e l’altra.
Il primo incontro con una creatura della foresta avviene a fine giornata, nel settore chiamato Bob Marley. Una volta pressoché abbandonato, una sorta di “falesia fantasma” dove nessuno metteva piede, regno di alcuni progetti impossibili, una manciata di vie di tetto corte e boulderose, e alcune chiodature incomplete. Fino al 2007, quando proprio Bob Marley offre la chicca finale del Petzl Roc Trip, la “ultimate route”: 50 words for Pump (non so a voi, a me di parole per descrivere la ghisa su questi strapiombi ne servono molte meno). Il progetto fino a quel momento irrisolto viene salito da Fuselier, che conferma il grado 5.14c - duro - e apre la stagione d’oro di Red River, che diventa a pieno titolo una delle destinazioni dei top climber di tutto il mondo.
Qui incontriamo Jon e Dylan, venuto a confrontarsi con la “bestia”. Appena dietro l’angolo troviamo Route 22, una via accattivante, un magnifico 5.12 di placca, con un impressionante run out per arrivare in catena, su un’inclinazione purtroppo poco adatta alle cadute lunghe. Rose, una ragazza con i riccioli e un sorriso ammaliante, ci racconta tutta felice di essere finalmente riuscita a chiuderla dopo un volo terribile dalla catena, in cui aveva sbattuto di faccia contro la cengia. Però. Motivati anche dal desiderio di evitare simili incidenti, facciamo valere la nostra reputazione di arrampicatori da placca (è la scusa con cui spieghiamo agli amici perché sugli strapiombi facciamo tanta fatica!) e mettiamo il segno di spunta anche a questa. Quando i muri verticali saranno finiti verranno i tempi duri…
(sotto, Dylan su No Redemption, 5.13b)
Stiamo lasciando la falesia quando Jon vede il serpente, un attimo prima che Dylan gli passi molto, molto vicino. Non è un Copperhead perché è tutto nero, e non sembra nemmeno molto aggressivo, ma non abbiamo voglia di verificare la sua pericolosità. Mentre Jaco gli fa qualche foto, una lucertola (o una salamandra?) spuntata da una roccia vicina lo osserva; a mezzo metro da dove siamo noi, non sembra minimamente spaventata, anzi, pare curiosa.
Un documento ufficiale del governo del Kentucky spiega che il miglior modo per identificare un serpente velenoso consiste nel guardarlo negli occhi: i tre esemplari velenosi, appartenenti al gruppo delle “pit vipers”, hanno le pupille verticali, mentre i serpenti inoffensivi le hanno rotonde. Bisogna già essere abbastanza vicini… Sullo stesso documento identifichiamo il nostro amico: è un Black Rat Snake, non velenoso, uno dei più grandi della zona. Si nutre di topi e ratti e viene definito un buon arrampicatore: questo spiega perché si trovasse in un settore così duro!