giovedì 29 marzo 2012

Tutti a Red River!

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Questo fine settimana a Red River ci sarà il mondo. Le due palestre Planet Rock scendono in massa verso il Kentucky. La maggior parte di quelli che conosciamo partono già domani, molti si fermeranno fino al week end successivo, complici le vacanze pasquali.
Dovrebbe esserci posto per tutti, considerando lo spessore della guida: 350 pagine per coprire circa 12 zone, divise in vari settori. Centinaia di vie sportive e centinaia di vie trad. Arenaria da leccarsi i baffi, per gli amici americani tanto comune quanto lo è per noi il calcare. (se volete dare un’occhiata, guardate qui!)
In aggiunta al previsto affollamento, ci sarà anche il fattore Red River Reunion, la festa annuale organizzata da Miguels’ Pizza; per citare Gus, amico climber e habitué delle gole: “Se volete scalare, non andate a Red River quel weekend”. I racconti della caccia pasquale alla birra (Easter Beer Hunt) non sono certo tranquillizzanti; i partecipanti devono trovare le birre nascoste, berle sul posto tutto d’un fiato e riportarle la bottiglia vuota in un punto designato, prima di ripartire alla ricerca di quella successiva. Pare che un costume da coniglio pasquale si aggiri nella zona, al momento della gara.
Oops, dimenticavamo di specificare che però, in genere, la birra bisogna portarsela dietro, perché Miguels’ non la vende; fa la pizza, il breakfast burrito (e pazienza se non avete voglia di mangiare un burrito a colazione), offre campeggio e camerata senza bagni, ma non vende la birra. In tutta la contea non troverete nessuno che ve la venda, è vietato, anche se non è vietato berla, né andarla a comprare nella contea vicina, a 5 chilometri di distanza.
Partenza prevista venerdì sera alle 17.30, in compagnia di Mark e John (e forse anche del coniglio pasquale, i cui legittimi proprietari hanno un impegno); sei ore di macchina all’andata e sei al ritorno, per un giorno e mezzo di arrampicata; ma qui nessuno sembra preoccuparsi troppo di affrontare un viaggio così lungo dopo una giornata di lavoro.
E dire che per noi a volte è troppo persino scendere a Finale in giornata...

venerdì 23 marzo 2012

Global Warming&Freezing Cold

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Come si può negare la teoria del riscaldamento globale, quando in Michigan, anziché esserci la neve, ci sono 30°?

La temperatura praticamente estiva produce il significativo risultato di spingere gli autoctoni a indossare tenute da spiaggia, ciabattine, shorts e canotte; i più audaci si spingono addirittura ad attraversare Royal Oaks (un centro cittadino pieno di gente e di negozi) a torso nudo, nella loro corsetta quotidiana. Jacopo, che ha avuto più tempo di me per studiare il fenomeno, mi spiega che non bisogna farsi ingannare da questa apparente esplosione di sportività: molti di quelli che fanno mostra di pantaloncini e scarpe da ginnastica si accontentano di trotterellare per qualche isolato, una buona scusa per concedersi poi un milkshake o un caffè da Starbucks.

Confermo.

Il secondo risultato di quest’ondata di caldo anomalo (pare che la settimana prossima debba nevicare!) è che Gus e Katie - locals di Planet Rock e di Red River Gorge - ci invitano a cena da loro, in anticipo sul calendario delle grigliate open air.

Benché vivano a Pontiac, il paesaggio non è quello cui siamo abituati. Villette adagiate su collinette verdeggianti, nessuna necessità di chiudere porte e serrature e un piccolo lago a due minuti di distanza. Zucchine e insalatina nell’orto dietro casa.

Sul lago affacciano ville enormi e spesso disabitate - Gus spiega che chi le compra poi preferisce frequentare laghi più “in”, o alla moda, in puro stile consumistico americano (e questo non lo diciamo noi, lo dicono loro!)

Sono le otto di sera, e siamo ancora in maglietta.

Il terzo risultato di questo caldo anomalo è che si rischia un’influenza con i fiocchi se non ci si ricorda di portare sempre con sé una maglia pesante; in tutti i locali chiusi l’aria condizionata pompa a palla. se fuori ci sono 30 gradi, in un supermercato ce ne sono 15, e altrettanti in un pub o in un ristorante, per non parlare degli uffici, dove fa più freddo che in inverno.

Sorprendentemente, nemmeno tutti gli autoctoni apprezzano queste temperature glaciali, ma pare che nessuno ci possa fare niente, per un semplice motivo: i termostati non possono essere disattivati, la temperatura ambiente non è prevista. O si accende l’aria condizionata, o il riscaldamento.

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lunedì 12 marzo 2012

V come blocco

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A che cosa corrisponde un V4? I gradi proprio non riesco a tenerli a mente.

Cerco di memorizzare una singola corrispondenza, chessò, V4=6b, ma nel giro di due tentativi sul blocco me la sono già dimenticata, forse a causa della ghisa che blocca le connessioni neurali. Solo 6b? Possibile?

Mentre nelle nostre palestre siamo ormai abituati ad assegnare ai blocchi un colore, per distinguerne la difficoltà, qui il grado è stato mantenuto non solo su roccia, ma anche nelle palestre. La scala utilizzata è la scala V, una scala aperta, inventata negli anni ’90 dal signor John “Vermin” Sherman per indicare la difficoltà dei blocchi a Hueco Tanks.

Il grado dovrebbe essere secondario, è vero, soprattutto in palestra; ma in fin dei conti rimane un grosso motivatore, una spinta a migliorare. Chi non è mai stato preso dallo sconforto nel constatare che nel corso degli anni non è riuscito a schiodarsi dal verde? O dal bianco?

Il vantaggio dei colori è che costituiscono indicazioni di massima e ricomprendono un raggio di difficoltà ampio, ma questa stessa vaghezza rende difficile percepire miglioramenti (nel caso ce ne siano, cosa non scontata). Tanto più che i colori vengono usati come una scala chiusa e quindi, di anno in anno, la difficoltà viene ri-tarata, in relazione al livello medio del pubblico arrampicatorio.

Avete mai avuto l’impressione che i bianchi siano sempre più duri? E che il vostro colore limite vi impedisca di assaporare le altre sfumature dell’arcobaleno? Tentate con tutte le vostre forze di sottrarvi al verde o al blu e salire di categoria, solo per scoprire che adesso non riuscite nemmeno più a fare i bianchi? Niente paura. I bianchi sono davvero più duri di quelli dell’anno scorso…

Beh’, l’altro problema è che un blocco in palestra non è come un sasso, che almeno fino alla prossima glaciazione rimarrà al suo posto; bene o male, per discutibili che siano, i gradi assegnati ai blocchi in natura rimangono, e servono anche da metro di paragone.

Il fatto di usare fuori e dentro la stessa scala può se non altro facilitare il confronto, ammesso e non concesso che il confronto sia necessario.

Certo, è vero che il grado è un accessorio; ma dopotutto, se la palestra serve per allenarsi, potrebbe essere utile usare qualche sfumatura in più: verde smeraldo, verde marcio, verde invidia…

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Ecco l'album completo delle foto scattate a Red River Gorge, giusto per farci venire l’acquolina…
Starring: Jacopo, Jessie e Tim
Scenografia: una splendida arenaria dai colori ogni volta diversi.
Co-starring: i tornado (ma la prossima volta cercheremo di evitarli)


martedì 6 marzo 2012

Red River Gorge… con tornado

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Domenica 4 marzo. La televisione trasmette immagini di devastazione, case rase al suolo, croce rossa in azione, ricerca di dispersi e stato di emergenza, mentre il Presidente Obama fa sapere di essere vicino alle vittime dei tornado che venerdì hanno colpito Ohio, Indiana e Kentucky.

Un momento. Kentucky. Eh sì, Kentucky. Red River Gorge si trova proprio in Kentucky, a una manciata di chilometri da due delle zone più colpite.

Jaco era partito giovedì notte, insieme a Tim e ad alcuni amici, e da allora non non si era più fatto vivo.

Dopo quasi due mesi di astinenza da roccia, la scimmia non solo gli stava saldamente sulla schiena, ma lo distraeva spesso quando si trovava al lavoro, e lo svegliava di notte. Perciò erano partiti, nonostante le previsioni non proprio incoraggianti. Su tre giorni, erano previsti un giorno di pioggia, un giorno di bel tempo, e un giorno di neve. Cui aggiungere 5 o 6 ore di macchina.

Approvavo appieno, rimpiangendo solo di non poter essere della partita anche io; e comunque, avevo già strappato la promessa che avremmo fatto il bis al mio ritorno. Perciò non serbavo rancore, e non speravo certo che venissero, lui e gli altri, strapazzati da quell’ottantina di tornado che passavano in zona, in anticipo sulla stagione.

Ovviamente, se la stavano godendo. Come sempre in questi casi, erano ignari del caos attorno a loro, protetti nella gola del Red River e lontani da qualsiasi mezzo di comunicazione telefonico.

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Miguel Pizza (nella foto) offriva il minimo indispensabile, ovvero la pizza e un punto di raccolta per climber o sedicenti tali, che si aggiravano più attratti dal lifestyle che non dall’arrampicata in sé. Di telefoni nemmeno a parlarne, ma del resto che fretta c’era?

Mentre io chiamavo la Farnesina per farmi confermare che nessun italiano era rimasto coinvolto nei disastri del venerdì, e l’addetto mi rassicurava che gli unici problemi erano stati nelle zone rurali (ecco, appunto), Jaco e compagnia si godevano una giornata di roccia incredibilmente variegata e colorata, scalando a torso nudo nel sole pieno - come sbalzi termici non scherzano nemmeno lì, giusto il giorno prima erano in piumino.

Capisco la scimmia, ma dovevano proprio andare lì nel bel mezzo di un’allerta tornado e di un’allerta inondazioni???

Nella telefonata che finalmente arriva domenica sera, Jaco mi racconta tutto contento che ha visto anche lui le trombe d’aria, e che sono proprio come nei film; il cielo, fino a quel momento sereno, si era fatto nero e carico di pioggia, mentre il vento mugghiava nella gola, forse frustrato di non poter colpire come aveva fatto altrove.

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Domenica, un altro cambio di temperatura e di condizioni atmosferiche. Dai 15-20 gradi del giorno prima, allo zero, con fiocchi di neve che si aggiravano per l’aria, incerti se mettersi a fare una nevicata come si deve oppure se rimandare alla stagione successiva. Jaco e gli altri per qualche ora fanno finta di niente, ma alla fine il freddo ha la meglio; si rifugiano in macchina e riprendono la strada di casa.

Se non altro, tornando in zona civilizzata, Jaco riesce finalmente a chiamare e ad evitare che io denunci la sua scomparsa al nucleo FBI di “Senza Traccia”. Sì, forse ho visto troppi telefilm, ma già immaginavo che mi avrebbero chiesto, con aria di disapprovazione, perché denunciassi la sua scomparsa dopo ben tre giorni di assenza e non avessi pensato di farlo prima… Come gliel’avrei spiegata, a quelli di Senza Traccia, la scimmia dei climber?