Notte insonne a parte, l’ambiente promette bene. La nevicata notturna ha finalmente imbiancato il paesaggio, rendendolo quasi spettrale; appena usciti dall’agglomerato urbano, le case si diradano e i motel o i ristoranti lungo la strada sono perlopiù chiusi, le strade di accesso coperte di neve. Una generale sensazione di abbandono, eppure i cartelli pubblicitari che promuovono attività commerciali ricordano che d’estate la zona è ricca di turismo. Ottawa è a circa 800 chilometri di distanza verso est, verso nord ci sono solo foreste, ghiaccio e gelo.
Nel giro di mezz’ora arriviamo al parcheggio -innevato - del centro sciistico. Ci saranno un centinaio di macchine, con targhe in genere canadesi. Ovviamente tutti hanno già gli sci, o le ciaspole, e partono allegramente lungo le tracce battute, mentre noi saltelliamo nella neve fino al lodge, dove affitteremo gli sci e recupereremo la cartina della zona (http://www.stokelycreek.com/~stokely/images/stokelymapforweb.jpg).
Mentre la mappa non è un problema, l’equipaggiamento lo è già di più. Basta una manciata di secondi per capire che il ragazzo incaricato di trovarci sci e scarponcini ne sa quasi meno di me - il che è tutto dire; cerca di convincerci che per il pattinato vanno bene anche le scarpette morbide, e che i bastoncini devono arrivare a livello inguinale e non oltre. Jako inizia a frugare nell’armadio, mentre il poveretto continua a tirare fuori le stesse scarpe, per poi rimetterle subito a posto, in cerca di una calzata 38 che evidentemente non c’è. Dopo un tentativo abortito di pattinare con l’attrezzatura racimolata, decidiamo che conviene rassegnarsi al back country - sci più spessi, scivolata in avanti lungo i binari o in neve fresca - e riusciamo finalmente a partire per il nostro giro, senza risparmiare qualche borbottio non troppo sommesso e commenti poco lusinghieri all’indirizzo dei proprietari.
Per fortuna la neve è così soffice e bianca, e i sentieri talmente solitari, che presto dimentichiamo le disavventure della notte e della mattinata e ci lasciamo rapire dal paesaggio. Il sistema di sentieri, battuti quotidianamente, si estende per circa 120 chilometri, ed è possibile spingersi per ore nella foresta senza attraversare una strada, o incontrare altre persone. Qua e là, provvidenziali rifugi di legno offrono la possibilità di fermarsi per riposare e rifocillarsi.
Questo piccolo paradiso - un grande paradiso per gli appassionati di sci di fondo e nordico - fu scoperto negli anni ’70 da un tale Chuck Peterson, che in compagnia di un amico tracciò la maggior parte degli itinerari attuali. Ciò che rende unico questo posto, oltre all’ambiente selvaggio, è la cosiddetta “lake effect snow”, la neve che si forma e cade quando correnti di aria fredda si scontrano con l’aria relativamente più calda dei grandi laghi. Fino a 4 metri all’anno.
A tratti cade la neve, fa capolino il sole, tira vento; il tempo sembra cambiare con estrema rapidità. Entriamo a riposare in un rifugio sul confine orientale di Stokely, a circa 20-25 chilometri dalla partenza; una stufa e della legna sono a disposizione degli sciatori, anche se in realtà la Norm’s Cabin è attrezzata per viverci. Alle pareti e al soffitto sono appesi articoli di giornale, foto, cartoline, e una lettera della Lipton che rispondeva a una richiesta di fornitura gratis di tè come sponsorizzazione al rifugio.
Lasciamo anche i nostri nomi sul libro del rifugio e ripartiamo. La neve non smette più di cadere…
Potete immaginare come si concluda la giornata…