Direzione Canada, appena oltre la frontiera settentrionale con il Michigan. Ci hanno parlato di Stokely come di un paradiso per lo sci di fondo, con circa un centinaio di chilometri di piste, battute e non, in un ambiente selvaggio e remoto. La strada è la stessa che ci ha portato, una settimana fa, a Boyne; l’interstatale 75 sale dalla Florida, attraversa tutto il Michigan e arriva fino a Sault Sainte Marie, in Canada. In realtà ci sono due cittadine con questo nome, una in Michigan, appena prima della frontiera, e l’altra in Ontario, appena dopo la frontiera. Pare che la prima sia il terzo più antico insediamento degli Stati Uniti, e che per gli indiani fosse un centro importante per la sua posizione, che assicurava abbondanza di cacciagione e pesca.
Quello che vediamo noi non rievoca la gloria delle tribù indiane, purtroppo. A mano a mano che saliamo verso nord gli spazi si aprono, i centri abitati sono sempre più lontani e addirittura, lungo la strada, un cartello avverte:
PRISON AREA
DO NOT PICK UP
HITCHHIKERS
Cosa che tradotta significa: non date passaggi agli autostoppisti, potreste avere brutte sorprese, visto che la zona ospita una prigione di stato… Con tutti gli episodi di Criminal Minds che abbiamo visto, non ci saremmo fermati comunque.
Passare la frontiera è uno scherzo. Canada e Stati Uniti sono separati da un ponte, presidiato sui due lati dalle rispettive polizie. I canadesi sembrano degli agnellini al confronto con i poliziotti USA , ma se lo possono permettere, vista la rigorosità del “Border Protection Service”: sanno che chi viene dagli Stati Uniti è stato controllato più volte, e molto bene.
Abbiamo scelto un albergo a Sault e non a Stokely perché a Stokely non c’è niente, a parte il centro sciistico e annesso lodge che si fa pagare 150$ a notte il lusso di essere sulle piste da sci. Sault Sainte Marie - soprassediamo sulla pronuncia - è una vera e propria città, un punto di passaggio obbligato per tutte le navi in transito da e per il Lago Superiore, sviluppatasi sull’industria siderurgica; una via di mezzo fra una città di frontiera e un polo industriale, il che - se si aggiunge il clima estremamente rigido - è tutto dire.
Il nostro albergo appare un po’ equivoco, ma visto che abbiamo pagato poco evitiamo di porci troppe domande; il vecchietto alla reception è molto cortese, sembra voler fare del suo meglio per compiacerci. Ci avverte anche che nel bar collegato all’albergo ci sarà un po’ di musica, come ospiti potremo entrare liberamente. Grazie, grazie mille, ma domani mattina ci svegliamo presto…
Verso le undici e mezza, quando ci infiliamo sotto le coperte, avvertiamo qualche battito tecno in lontananza, segno che la serata è iniziata. Niente che possa disturbarci. Ma nel giro di dieci minuti il volume si è già alzato. Proviamo a costruire rudimentali tappi per le orecchie con la carta igienica, Jaco infila la testa sotto il cuscino e io la avvolgo in un asciugamano; non so come, riusciamo a prendere sonno. Ci svegliamo quasi subito, il volume è aumentato ancora, i vetri e i muri vibrano per i bassi della tecno sparata a palla, dall’esterno giungono gli schiamazzi degli avventori ubriachi. Il letto si muove quasi, io tento di convincere Jak a fare fagotto e cercare un altro albergo, ma lui mi fa notare che:
- è notte fonda
- là sotto sono tutti ubriachi e/o pesantemente alterati
- la buttafuori del locale è molto grossa e sarebbe meglio non doverci discutere
- sta nevicando a fiocchi grossi come pulcini
Be’, almeno sta nevicando. Almeno quello. Buona notte.
(segue)
ciao Jac,
RispondiEliminasono Ezio da Torino, come butta?
Ti avevo scritto su FB un paio di mesi fa..
fatti sentire..
un abbraccio
Ezio