Siamo arrivati, finalmente, dopo un volo di nove ore da Francoforte. Mentre l’aereo sorvolava il Canada ci siamo goduti la vista di fiordi ghiacciati e di una terra bianca e fredda che si stendeva a perdita d’occhio; laghi e ancora laghi, fino al Michigan, dove sapevamo che avremmo trovato temperature ben diverse da quelle a cui siamo abituati. Termometro stabile sotto lo zero.
In realtà, fatta eccezione per il vento gelido del primo giorno, le temperature non sono poi troppo diverse rispetto alle nostre, ma pare che - come da noi - quest’inverno sia eccezionalmente caldo.
Comunque, di Detroit noi abbiamo visto solo l’aeroporto, visto che la località dove stiamo, e staremo, è quasi a un’ora di macchina verso nord. Per ora non abbiamo ancora assaggiato la decadente metropoli post-industriale, non abbiamo attraversato la famosa 8mile (quella di Eminem, per intenderci) e non abbiamo ancora assaporato la cultura musicale della città… Se gli artisti nati qui sono diventati così famosi, ci sarà un perché… Probabilmente erano davvero incazzati!
Un lampo di quella decadenza - per non dire miseria - di cui in tanti ci hanno parlato, lo abbiamo intravisto attraversando Ann Arbor, la cittadina sede dell’Università del Michigan.
La via che ci portava verso il centro era un po’ infossata fra due argini erbosi, su cui sorgevano le tipiche casette in stile americano, legno e patio, una piccola scaletta che conduce a livello strada, un fazzoletto di verde attorno. Assi di legno sbarravano le porte e le finestre di molte di quelle case, semplicemente abbandonate, nemmeno messe in vendita.
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