Sarebbe stato tutto perfetto. Peccato che Super Storm Sandy, oltre a tutti i danni che sta facendo sulla costa orientale, abbia anche rovinato i nostri programmi, con una meteo mai vista prima nella storia di Red River. Pioggia ininterrotta e freddo polare. Mark e Zach, come tutti gli anni, hanno affittato una cabin da 15 persone, per due settimane: la cabina funge per quei quindici giorni da centro di gravità per tutti gli amici che passano da qui e per quelli che vengono apposta. Non una baita spartana, ma una di lusso, dotata di biliardo, idromassaggio sulla veranda, ampia cucina e tre bagni. Mark si è portato dietro tutti gli utensili per cucinare, e ogni sera prepara qualche piatto delizioso, giusto per sfatare il luogo comune che gli americani non sanno cucinare. Alla partenza la macchina era talmente piena che abbiamo dovuto mettere gli zaini sul tetto, in un borsone che avrebbe dovuto essere impermeabile. Ovviamente non lo era: scarpette, imbrago, corde… Tutto zuppo. Se non altro, il cabin è ben riscaldato, e il mattino successivo era tutto asciutto.
Mark su Prometheus Unbound
Come ho anticipato, l’unico neo, per ora, è il tempo. Sabato pioveva, ma la temperatura era ancora sopra i dieci gradi, e la motivazione era alta: Zac si era alzato alle sei per registrarci a Torrent Falls, dove solo i primi 5 che si iscrivono hanno diritto a scalare con altre tre persone. Di base, la falesia è su terreno privato, e i proprietari gestiscono così l’accesso. Entrare non è scontato, e la falesia è una delle migliori, con gli strapiombi tipici di Red River.
Domenica è stata molto più impegnativa: più freddo, e pioggia che anziché diminuire col passare delle ore aumentava di intensità. Molte falesie in realtà offrono riparo, e anche la nostra, Sanctuary, era riparata. Dal bordo della parete, in alto, una cascata descriveva un arco che cadeva lontano, sugli alberi, spruzzando appena la parete e la fila di spit che portavano alla catena di Jesus Wept (7c), il tiro che avrei provato.
Sapevo già cosa mi aspettava, perché sul tiro di riscaldamento ero arrivata in catena con le lacrime agli occhi per il freddo alle mani. Sapevo di dover stringere delle tacche, ma sotto le dita non sentivo niente: non per i primi quindici minuti. Boulder in strapiombo, riposo su quelle che dovevano essere delle prese buone ma che a me sembravano blocchi di ghiaccio, boulderino tecnico, muro facile e passo chiave su biditi, appena sotto il tetto. Iniziavo a sentirmi bene lì, su quell’ultimo movimento di precisione, a due rinvii della fine della via.
Cinque minuti dopo, nonostante i guanti e il piumino, ero di nuovo in fase di congelamento avanzato.
Ma come diavolo fanno a chiudere i 9a in queste condizioni? Che cos’hanno al posto del sangue? Lava?
Tra la ragazzina di undici anni che chiude l’8c+ e Adam Ondra che fa il 9a+ flash (ma magari è più facile, a quanto pare), sembra che nessuno dei big patisca più di tanto il freddo: e oggi oltre al freddo c’erano pure le raffiche di vento, che portavano la temperatura a circa zero gradi. Tempo previsto per domani: come oggi, con in più qualche nevicata.
Come direbbe qualcuno: aderenza perfetta.