martedì 12 giugno 2012

Niagara Falls

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Cosa mostrare del Niagara? La prospettiva di vedere le cascate era tanto allettante quanto il week end di blocchi nel Glen, lungo lo stesso fiume Niagara, con Jessie, Wes e la banda di Ann Arbor. Talmente allettante che la pioggia del sabato mattina non ci scoraggia minimamente, anzi; è previsto che il tempo migliori, a fare blocchi ci si stanca in fretta, e dunque ne approfittiamo volentieri per visitare le famose cascate. La coda lungo Lundy’s lane, che conduce fino al lungofiume, non è che un assaggio del delirio turistico-commerciale di Niagara Falls. Ci aspettavamo una natura rigogliosa con uomini divenuti minuscoli che si inginocchiavano al suo cospetto, alberi, acqua, gli spazi immensi cui ci ha abituato il paesaggio americano. Invece, la cittadina che affaccia sul fiume e sulle cascate è un mostruoso incrocio fra Las Vegas, Andorra e un luna park, dove si possono trovare locali a luci rosse (ne abbiamo contati una decina di fila, poi ci siamo stufati), la caverna del diavolo, l’antro di Frankenstein, l’Hard Rock café, svariati casinò, alberghi di superlusso e foto ricordo col sole anche quando piove. Sciami di gente, di tutti i colori - indiani, giapponesi, messicani, italiani - inondano i marciapiedi di Niagara Parkway, si incanalano lungo le passerelle che portano alle barche, incappucciati nell’impermeabile di plastica blu o gialla della relativa compagnia, fotografano, mangiano, si accasciano nella lobby degli alberghi davanti a una televisione che mostra all’infinito la presentazione dei servizi a disposizione dei clienti.

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Sulla destra, in lontananza, la American Fall; la nebbia però proviene dalla Horseshoe Fall, alle nostre spalle.

E le cascate, dove sono? Ce ne sono due, una sul lato americano e una sul lato canadese, dove ci troviamo noi: è la Horseshoe Fall (dalla forma a ferro di cavallo).

L’acqua che si rovescia nel fiume dà vita a una nuvola di vapore bianco che il vento disperde nell’aria; una pioggia leggera, quasi nebbia. Rimaniamo tutti ipnotizzati a osservare il bordo roccioso da cui il fiume precipita, che si intravede appena dove l’acqua è più chiara. Una sessantina di metri più in giù - la cascata è alta 53 metri - una barca conduce i turisti estasiati nel mezzo della nebbia.

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La Horseshoe Fall

Per quanto possa sembrare strano, in molti hanno tentato il grande salto, dall’inizio del 1900; la prima a sopravvivere fu una maestra del Michigan che saltò all’interno di un cosiddetto “barile”, un contenitore cilindrico con molte variazioni sul tema; e nel 1993, un canadese fu il primo a sopravvivere a un tuffo senza alcun tipo di protezione (ma non è chiaro se fosse particolarmente avventato o volesse suicidarsi). Al massimo della sua portata, la Horseshoe riversa nel fiume sottostante 5.7 milioni di litri…. al secondo.

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