lunedì 24 settembre 2012

Red River… flat tire!

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Che cosa c’è di peggio rispetto a guidare per sei ore sotto la pioggia? Ora lo sappiamo. Bucare una gomma sotto la pioggia, in autostrada, con la prima uscita a due miglia, di notte.

On the way verso Red River. L’autunno è la stagione migliore, pare, e abbiamo intenzione di approfittarne finché si può. L’idea, alquanto ambiziosa, è di scendere in Kentucky almeno tre weekend su quattro, per prepararsi alla settimana con gli amici di inizio novembre. Bisogna arrivare in forma all’appuntamento. Non ho ancora smaltito il jet lag, ma sia io sia Jaco non stiamo nella pelle. Partiamo un po’ più tardi del solito e, dopo la consueta cena a Bowling Green, Ohio, a circa due ore da casa, mi metto al volante alla volta del Kentucky. Piove che dio la manda, o come dicono qui, piove cani e gatti.

Una spia si illumina. E’ la spia del pneumatico. Sarà un po’ sgonfio, ci diciamo. Alla prima sosta gli diamo una gonfiatina.

“Dormo”, mi dice Jaco. “Così poi ti do il cambio.”

Piove e non si vede un accidente, seguo le luci di una macchina davanti a me fino a quando non sento qualcosa di strano. Sbaglio o la macchina tira verso destra? E questo rumore?

“Jaco?”

Jaco si risveglia in stato confusionale.

“Sbaglio o la ruota è a terra?”

“Occazzo, sì!” risponde lui. “Piano, piano, vai piano!”

“Sto già andando piano!” rispondo, piccata.

“Più piano, se no la ruota la buttiamo!”

Abbiamo visto più di una macchina, in questi mesi, correre a tutta velocità su un pneumatico sgonfio, ma preferiamo non tentare l’esperimento.

Luci di emergenza, corsia di destra, velocità ridotta a 20 miglia all’ora. Diluvia. Decidiamo di proseguire fino alla prima uscita e alla prima stazione di servizio. Due miglia. Findlay, Ohio.

Bene, si cambia la ruota. O meglio, Jaco cambia la ruota: il mio compito è informarmi sul modo di sostituirla o ripararla. Parlo inglese meglio, dopotutto.

“Merda”, dice Jaco appena estrae la ruota di scorta dal bagagliaio. “Abbiamo solo il ruotino.” Un bagagliaio grande quanto la camera da letto della vecchia casa in Italia, e non potevano metterci una cavolo di ruota degna di questo nome?

Neanche l’ifon è in grado di tirarci fuori da questo casino. Naso incollato alla piccola diavoleria tecnologica sperando che salti fuori un centro riparazioni 24/7. Non c’è niente di aperto. Non possiamo cambiare la ruota prima di domani mattina. Partire domani mattina significa arrivare a Red River nel pomeriggio, per tornare la domenica. Jaco mi guarda. So che cosa sta pensando, è quello che penso anche io. Nessuno vuole dirlo per primo. Esattamente come quando tornare indietro, su via lunga o in montagna, ha più senso che proseguire, ma per orgoglio tutti stanno zitti.

“Intanto avverto che per stanotte non ci tengano la stanza.”

Mi risponde il motel Lil’Abner.

Spiego la situazione. Abbiamo bucato, stanotte di sicuro non arriviamo.

“E’ tardi”, mi dice la signora. “A quest’ora la stanza non l’affitto più. Non poteva avvertirmi prima?”

Come glielo spiego che non lo sapevo in anticipo? Che non l’avevamo programmato? Mi mordo la lingua, cerco di essere gentile. Se non altro ottengo che non ci carichino la notte sulla carta di credito.

Mogi e ringhiosi (soprattutto io, lo confesso) facciamo retrofront. Ci riproviamo il prossimo weekend. Dopo tre ore di guida a una velocità media di 70 chilometri all’ora, in autostrada, arriviamo a casa. Sono le due di notte.

“Non è male, il Panera Bread di Bowling Green”, conclude Jaco. “Ma un po’ lontanuccio per la cena del venerdì sera…”

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