sabato 18 agosto 2012

Woodward Dream Cruise

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Se mai doveste capitare a Detroit durante la terza settimana di agosto e se non foste fan delle macchine d’epoca, evitate Woodward Avenue, la strada per eccellenza, che dal 1800 attraversa la città - e i suoi suburbs - lungo la Saginaw Trail, una via di comunicazione risalente agli indiani, che collegava Detroit con Pontiac, Saginaw e Flint.

Woodward è la prima autostrada degli Stati Uniti: Woodward avenue sta alle highway come Yellowstone sta ai parchi nazionali; non per niente, il segretario americano ai trasporti dichiarò, nel 2002, che “Wodward Avenue mise le ruote all’America”. Del resto, da queste parti le alternative per spostarsi non sono molte; nel cuore della civiltà dell’auto, pare che lo stesso Henry Ford avesse fatto pressione affinché non venissero sviluppati i trasporti pubblici. Tutti dovevano avere un’auto (e se possibile, più d’una!)

La Dream Cruise celebra i tempi d’oro degli anni ’50 e ’70, quando era normale “sfilare” lungo Woodward e mettersi in mostra nei drive-in di Woodward; ciò significa che nella settimana di Ferragosto, dagli Stati Uniti, e dal resto del mondo, si riuniscono a Detroit tutti gli appassionati di auto, d’epoca e non, per creare un unico, lungo, interminabile ingorgo lungo Woodward. Il traffico si propaga anche alle vie traverse e parallele, a causa della migliaia di auto che cercano di immettersi su Woodward. Calcolate di metterci il doppio del tempo per andare da qualsiasi parte.

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Fin qui, tutto bene. La cosa più difficile da capire è la gente che si accampa a bordo strada, sulle aiuole e non, con sedie da campeggio, tavole imbandite e ombrelloni, per ammirare le macchine che passano; e non solo su Woodward, magari persino sulle stradine secondarie, lontano dal flusso delle “muscle cars” in bella mostra. Giorni e giorni di pic nic ininterrotto condito dai fumi del traffico. I passeggeri veleggiano - forse il termine è esagerato, visto che si procede a passo d’uomo - guardandosi attorno per cogliere gli sguardi degli spettatori e la loro ammirazione.

La macchina come estensione di se stessi e celebrazione del proprio status. Certo che a molti piacerebbe trovarsi al volante di una Mustang - magari gialla, o comunque molto tamarra, tipo blu con le strisce bianche lungo tutta la lunghezza - ma il desiderio di identificazione svanisce in fretta quando si intuisce dietro al finestrino la massa umana che guida la macchina. Più la mia macchina è cool più lo sono anche io in genere significa che le auto più belle sono guidate dagli individui meno attraenti; e considerando che Mustang e Camaro sono i modelli preferiti delle donne borghesi fra i 30 e i 50 anni, che non sanno cosa sia il cambio, non sanno fare una curva e solitamente nemmeno guidare, tutto sommato preferisco la bicicletta.

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