domenica 12 agosto 2012

Downtown Detroit

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Ci avevano raccontato che a Detroit, nello sfacelo dei quartieri un tempo ricchi e ora caduti in abbandono, si nasconde un golden ghetto, un’isola protetta dove le case sfarzose dell’inizio del ‘900 sono state ristrutturate e sono nuovamente abitate. Il paesaggio cambia di punto in bianco, basta girare l’angolo e si respira un’aria diversa; non necessariamente del lusso, ma certo molto diversa dalla miseria delle strade attorno alla stazione. Stazione che, tra l’altro, è più piccola di quella di Trofarello; due soli binari, quattro o cinque treni al giorno, e una stanza di 40 metri quadri come sala d’attesa e biglietteria.

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Molte case del Boston-Edison Historic District, uno dei primi quartieri residenziali degli Stati Uniti (Henry Ford viveva qui) - sono troppo costose da ristrutturare, e troppo costose da mantenere; attorno c’è il deserto urbano, strade grigie e negozi fatiscenti, povertà diffusa e nessun centro commerciale, il simbolo della classe media americana.

E’ più facile ricostruire tutto ex-novo da un’altra parte, come accade per le fabbriche, gusci vuoti, ricordo di quando Detroit era una delle città più popolose e produttive degli Stati Uniti (produttiva lo è ancora, ma il mercato dell’auto non sostiene più tutte le famiglie che un tempo vivevano di quello). L’eredità della “motor city” sono i capannoni abbandonati che catturano inevitabilmente lo sguardo quando si arriva in città dall’autostrada. Fanno la felicità degli esploratori urbani e dei fotografi, che si lanciano alla scoperta delle fabbriche fantasma con almeno un’arma per gruppo e il timore che la macchina venga aperta e/o rubata nel frattempo.

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(la foto è di Alberto Formento, uno dei suddetti fotografi…)

Le storie di violenza che di tanto in tanto gli amici raccontano sembrano incredibili, considerando la tranquillità della cittadina in cui viviamo, a maggioranza rigorosamente bianca; un amico medico, che lavora in un pronto soccorso di Detroit è stato testimone di una sparatoria, insieme alla fidanzata, proprio il giorno del suo arrivo in città, e al lavoro una percentuale non indifferente dei casi che tratta sono ferite da arma da fuoco.

La città ci ricorda che il mondo reale è diverso dalla quiete dei nostri sobborghi, ci ricorda che accanto alle ville miliardarie si annida una povertà apparentemente impossibile da cancellare, il sogno americano alla rovescia.

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