martedì 6 marzo 2012

Red River Gorge… con tornado

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Domenica 4 marzo. La televisione trasmette immagini di devastazione, case rase al suolo, croce rossa in azione, ricerca di dispersi e stato di emergenza, mentre il Presidente Obama fa sapere di essere vicino alle vittime dei tornado che venerdì hanno colpito Ohio, Indiana e Kentucky.

Un momento. Kentucky. Eh sì, Kentucky. Red River Gorge si trova proprio in Kentucky, a una manciata di chilometri da due delle zone più colpite.

Jaco era partito giovedì notte, insieme a Tim e ad alcuni amici, e da allora non non si era più fatto vivo.

Dopo quasi due mesi di astinenza da roccia, la scimmia non solo gli stava saldamente sulla schiena, ma lo distraeva spesso quando si trovava al lavoro, e lo svegliava di notte. Perciò erano partiti, nonostante le previsioni non proprio incoraggianti. Su tre giorni, erano previsti un giorno di pioggia, un giorno di bel tempo, e un giorno di neve. Cui aggiungere 5 o 6 ore di macchina.

Approvavo appieno, rimpiangendo solo di non poter essere della partita anche io; e comunque, avevo già strappato la promessa che avremmo fatto il bis al mio ritorno. Perciò non serbavo rancore, e non speravo certo che venissero, lui e gli altri, strapazzati da quell’ottantina di tornado che passavano in zona, in anticipo sulla stagione.

Ovviamente, se la stavano godendo. Come sempre in questi casi, erano ignari del caos attorno a loro, protetti nella gola del Red River e lontani da qualsiasi mezzo di comunicazione telefonico.

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Miguel Pizza (nella foto) offriva il minimo indispensabile, ovvero la pizza e un punto di raccolta per climber o sedicenti tali, che si aggiravano più attratti dal lifestyle che non dall’arrampicata in sé. Di telefoni nemmeno a parlarne, ma del resto che fretta c’era?

Mentre io chiamavo la Farnesina per farmi confermare che nessun italiano era rimasto coinvolto nei disastri del venerdì, e l’addetto mi rassicurava che gli unici problemi erano stati nelle zone rurali (ecco, appunto), Jaco e compagnia si godevano una giornata di roccia incredibilmente variegata e colorata, scalando a torso nudo nel sole pieno - come sbalzi termici non scherzano nemmeno lì, giusto il giorno prima erano in piumino.

Capisco la scimmia, ma dovevano proprio andare lì nel bel mezzo di un’allerta tornado e di un’allerta inondazioni???

Nella telefonata che finalmente arriva domenica sera, Jaco mi racconta tutto contento che ha visto anche lui le trombe d’aria, e che sono proprio come nei film; il cielo, fino a quel momento sereno, si era fatto nero e carico di pioggia, mentre il vento mugghiava nella gola, forse frustrato di non poter colpire come aveva fatto altrove.

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Domenica, un altro cambio di temperatura e di condizioni atmosferiche. Dai 15-20 gradi del giorno prima, allo zero, con fiocchi di neve che si aggiravano per l’aria, incerti se mettersi a fare una nevicata come si deve oppure se rimandare alla stagione successiva. Jaco e gli altri per qualche ora fanno finta di niente, ma alla fine il freddo ha la meglio; si rifugiano in macchina e riprendono la strada di casa.

Se non altro, tornando in zona civilizzata, Jaco riesce finalmente a chiamare e ad evitare che io denunci la sua scomparsa al nucleo FBI di “Senza Traccia”. Sì, forse ho visto troppi telefilm, ma già immaginavo che mi avrebbero chiesto, con aria di disapprovazione, perché denunciassi la sua scomparsa dopo ben tre giorni di assenza e non avessi pensato di farlo prima… Come gliel’avrei spiegata, a quelli di Senza Traccia, la scimmia dei climber?

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